venerdì 8 maggio 2009

L'essere umano e l'equilibrio (linguaggio e relazioni umane).

Dopo l'argomento della teoria dell'archetipo, sono arrivato a varie conseguenze, forse intuitive ma fondamentali. Nel post dell'archetipo avevo scritto che noi riusciamo a capire mediante la nostra mente se le energie che incontriamo sono buone o cattive: a questo punto ho cominciato a capire che ho confuso 2 tipi di energie. Il primo tipo di energia, è quello con cui noi non possiamo comunicare coscenziosamente, ed è l'energia vitale che ci lega tutti; il secondo tipo di energia, è un'energia minore che possiamo gestire attraverso la concentrazione, con la quale siamo in grado di costruire attorno a noi un'aura. Un'aura sarebbe un'energia in grado di essere percepita da altre persone e che comunica la nostra natura (pacifica o non) a coloro che la percepiscono.
In questo modo si potrebbe in minima parte comunicare attraverso energie gestite da noi stessi.
Poi vi sono molti altri tipi di energia (cinetica, potenziale,elettrica, ecc), ma questi tipi di energia non sono gestibili mediante la concentrazione.
Ma qual'è l'importanza di questo strano modo di comunicare?
E' importante cercare sempre di superarsi e già abbiamo avuto modo di vedere straordinari modi di comunicare, ma ogni volta abbiamo sempre dovuto imparare ed insegnare a nostra volta dei codici, proprio perchè tutti i nostri linguaggi per ora sono delle sequenze di codici gestite logicamente.
L'importanza di questa energia sta nel comunicare almeno la nostra intenzione di attaccare o meno l'interlocutore, senza aver bisogno di alcun codice comunemente conosciuto.
Se questo esperimento dovesse riuscire, avremmo superato un ragionamento che fino ad ora è sempre stato basilare per quanto concerne il problema filosofico del linguaggio.
L'essere umano è nato in un universo che non è mai solamente bianco o nero, ma è un mix di vari aspetti che si amalgamano tra loro in un'unica visione equilibrata.
E possiamo anche vedere come naturalmente tutte le sostanze che conosciamo, tutto ciò che compone l'universo intero tende all'omeostasi ( il perfetto equilibrio di tutte le sostanze).
Ho usato la parola omeostasi (termine usato in biologia per indicare la capacità autoregolante delgli organismi interni) perchè considero appunto l'universo un grande organismo capace di vivere attraverso i legami energetici.
E noi esseri umani proprio come la natura siamo un equilibrio, persino nelle nostre capacità di linguaggio dimostriamo ciò: noi tutti infatti da una parte abbiamo una visione soggettiva della realtà che ci circonda ( quindi un filtraggio di ciò che vediamo), dall'altra però interagiamo anche con la realtà oggettiva.
Come dice anche la parola "soggettiva", la nostra visione della realtà cambia di persona in persona e ogni visione è unica; ma noi proprio come gli altri animali, dal momento che abbiamo in comune il fatto che viviamo interagendo con la realtà oggettiva, riusciamo a comunicare.
Noi quindi usiamo la realtà oggettiva come punto di riferimento comune.
Anche perchè la nostra visione (astratta) soggettiva non può influenzare la realtà oggettiva (concreta).
Da qui capiamo pure che avendo ciascuno di noi un mondo astratto unico, almeno caratterialmente siamo tutti differenti.
E che i rapporti che si instaurano tra persone, sono comunque basati su affinità (somiglianze caratteriali) e interessi (che concernono la ragione, lo studio, un linguaggio che permetta di dimostrare ciò che si studia agli altri).
E tutti noi essendo equilibrati, tendiamo anche a cambiare e a spaziare nella fascia di equilibrio che è la nostra vita. Cambiando, noi cambiamo anche i nostri rapporti con chiunque ci stia vicino e così in alcuni casi i rapporti fuoriescono da questa fascia di equilibrio e finiscono.
Inoltre ogni volta che ci avviciniamo agli estremi di questa fascia di equilibrio, noi: proviamo emozioni; facciamo difficoltà a comunicare; desideriamo di ritornare ad uno stato di pace interiore.
Con questo discorso intendo far presente a tutti che non esiste un equilibrio perfetto, ma questo risiede e va ricercato appunto nel cambiamento e nel caos: dobbiamo riuscire a muoverci intorno al centro di questa fascia di equilibrio e quindi a cambiare poco, non lasciandoci mai trasportare troppo dalle sensazioni che non sono date dai nostri sforzi indirizzati a migliorare la nostra e altrui situazione.

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